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della Fanciulla decapitata scrisse di noi così saviamente, come asinescamente (per accomodarmi ai modi della favella umana) in altro suo libro della Italia. Ho detto poc’anzi, che il mondo cessò lasciandoci col desiderio della Iliade, e non mi ritratto; però di poemi noi non patiamo difetto. Nei giornei, nei quali mi toccò a portare basto nel mondo, io lessi con ricreazione stupenda dell’animo sbattuto la Dionomachia o guerra dell’Asino di Salvatore Viale consigliere della corte di Bastia, vera coppa di oro, il quale in tanta malignità di secolo volle insegnare ai giudici suoi colleghi di terraferma, come sia onorata e vantaggiosa impresa promuovere gli Asini, non già perseguitarli. Un Borsini sanese cantò dell’Asino a Malta, ma invece di confidare alle Grazie una lettera d’invito per le Muse, affinchè queste andassero a spruzzarli i versi coll’acqua benedetta d’Ippocrene, inavvertentemente pose loro nelle mani un precetto con intimazione a pagare dentro le ventiquattro ore una cambiale scaduta rimastagli in tasca con altri quattro o sei gemelli, ond’è che le Muse, di simili faccende ignorantissime, reputarono ch’egli fosse Cursore, non Poeta e fuggirono via a tiro di ale come Piccioni spaventati. Ugo Foscolo, giacinto greco educato dai soli d’Italia nello Hypercalipseos pose sopra le mie labbra forti e sacri documenti, e di ciò lo ringrazio, ma nonostante la rico-