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la medesima materia dei vostri vasi. Coteste fredde statue così rassomigliano ai morti che rappresentano, che i Topi ed i Ragnateli le scelgono per metterci i nidi: — e il Dante in rima.
«Fatto v’avete Dio di oro e di argento,
E che altro è da voi all’idolatre,
Se non ch’egli uno, e voi ne orate cento?»126.
Se cosa al mondo poteva considerarsi finita, sembrava avesse ad essere questa. Oh! va che la indovini. Leone III, vergognando che i Maomettani sberteggiassero i seguaci di Cristo a cagione della loro idolatria, un bel giorno immaginando meritare bene di Dio vieta le immagini si venerassero, ordina dalle Chiese di Costantinopoli rimuovansi, e con esse i vani ornamenti; assai risplende l’Eterno con la sua gloria; manda commissarii nelle province, affinchè vigilino, i suoi precetti intorno al restituire la Chiesa di Cristo nella sua primitiva austerità sortiscano esecuzione, e poi si frega le mani preannasando il profumo delle lodi, che immaginava sentirsi diluviare addosso. Misero lui! Non l’avesse mai avuta siffatta tentazione! In Bisanzio, sotto i suoi occhi gli ammazzarono gli operai, che travagliavano a levare la immagine di Cristo di su la porta del proprio palazzo; ribellaronsi i popoli; nell’Arcipelago, allora chiamato