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vile, e morte espressa degli onesti costumi a riparare i quali danni serbavano in piedi il giuoco del Lotto.
Via! Fatti l’onore del sole di Luglio, o uomo confessa te come noi venuto al mondo per esservi sbattacchiato di sù, di giù, da questo lato, e da quell’altro tavola infelice in balìa dei marosi della fortuna. Perchè ci rinnegheresti? Tu non salisti mai in alto, nè mai tu fosti tuffato in Lete63 e vi fosti salito, avresti fatto mostra di poco cuore se ti lasciasti pigliare dal capogrillo. Rammenta, che molti fra noi ti sono parenti e cugini: qualcheduno fratello. Con quale non dirò consiglio, ma cuore vorrà la razza umana tenere a vile la razza nostra, mentr’ella di frequente, e troppo più spesso che non piacesse a noi, venne a cercarvi le sue mogli e i suoi mariti? Se taluno, o taluna dei nostri vi amò, innocentissimi amori furono quelli, non così i vostri. Se un Elefante si accese in Egitto dell’amica del grammatico Aristofano, e se Giuba racconta di un altro invaghito così di certa profumiera, che non rifiniva mai di stazzonarla, e quanta poteva raccogliere moneta tanta gliene donava, a nessuno cadde