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18 il secolo che muore

18 IL SECOLO CHE MUORE

formarsi idea dello spasimo che mette in cuore ai cittadini la vista della povera patria lacerata dagli oppressori stranieri. Se i posteri mediteranno le parole, che certe volte disse l’antico Alberti, cioè, — ch’egli per la patria avrebbe dato anco l’anima — intenderanno la nostra pazienza e la dura necessità.

Rammentatevi San Filippo Neri chiedente a due gentiluomini romani un po’ di carità per sollevare una famiglia ridotta in estrema miseria: mandato con Dio, insisteva; di nuovo dimesso, improntava finchè ad uno dei gentiluomini saltata la muffa al naso gli affibbiò tale un ceffone, che per poco il muro non gliene diede un altro: il Santo, tuttochè Santo fosse, strabuzzò gli occhi, e si senti le mani chiuse a pugno, pure si tenne, e umile proseguì: Questo è per me, ma la povera famiglia aspetta pane.» Noi per amore di patria abbiamo durato la pazienza del Santo; e Cristo sa se abbiamo sofferto, e Cristo sa se la pazienza ci costi!

Giunti a questo orlo della nostra vita ci volgiamo indietro ed esultanti consideriamo scomparso dai nostri occhi il punto donde prima movemmo. La Italia è quasi compita; l’upas1 sacerdotale è quasi abbattuto. Ora la filosofia giova più della scure; e

  1. Upas pohon Albero che stilla presso i Malesi terribilissimo veleno; e non pertanto ne cavano altri più mortifero dalla Hana tietek; una tigre punta, trema, irrigidisce e in meno di un minuto muore.