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doppia azione del canto e del suono del pianoforte, che fuori di misura disamabile si presenta nel tocco dei tasti quel continuo distendere e stringere le braccia, e l’alzare e l’abbassare le dita atteggiate ad artigli di girifalco: se la donna starà diritta col tronco e ferma, rassomiglierà la statua di granito di Mennone, la quale dicono rendesse suono in grazia di certo foro praticatole per di dentro: ovvero agiterà il capo, e allora la testa dondolante ti parrà una banana sbatacchiata dalla tempesta, o un ariete romano abbrivato per isfasciare mura. Donne e donzelle, date retta a me, quantunque profano: quando vi piacerà letiziarci co’ vostri canti, non vi accompagnerete mai da per voi col pianoforte: più assai della fuga

Che l'onestate ad ogni atto dismaga


come insegnò l’Alighieri, noceranno alla bellezza vostra i gesti illepidi che menerete sopra cotesto istrumento.

Circa all’arpa poi muta specie, massime se la sonatrice, oltre la persona spigliata, possieda gioconde braccia e petto ricolmo. Ora è da dirsi come tutte siffatte qualità occorressero in copia nella nostra Eponina, di cui così lieve era lo incesso, che a mirarla camminare si sarebbe detto: «ora vola.» Le sue braccia apparivano coperte di guanti; ma come si fa a sonare l’arpa co’ guanti? E’ fu me-