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142 | il secolo che muore |
doppia azione del canto e del suono del pianoforte,
che fuori di misura disamabile si presenta nel tocco
dei tasti quel continuo distendere e stringere le
braccia, e l’alzare e l’abbassare le dita atteggiate
ad artigli di girifalco: se la donna starà diritta col
tronco e ferma, rassomiglierà la statua di granito
di Mennone, la quale dicono rendesse suono in
grazia di certo foro praticatole per di dentro: ovvero
agiterà il capo, e allora la testa dondolante
ti parrà una banana sbatacchiata dalla tempesta,
o un ariete romano abbrivato per isfasciare mura.
Donne e donzelle, date retta a me, quantunque profano: quando vi piacerà letiziarci co’ vostri canti,
non vi accompagnerete mai da per voi col pianoforte:
più assai della fuga
Che l'onestate ad ogni atto dismaga
come insegnò l’Alighieri, noceranno alla bellezza
vostra i gesti illepidi che menerete sopra cotesto
istrumento.
Circa all’arpa poi muta specie, massime se la sonatrice, oltre la persona spigliata, possieda gioconde braccia e petto ricolmo. Ora è da dirsi come tutte siffatte qualità occorressero in copia nella nostra Eponina, di cui così lieve era lo incesso, che a mirarla camminare si sarebbe detto: «ora vola.» Le sue braccia apparivano coperte di guanti; ma come si fa a sonare l’arpa co’ guanti? E’ fu me-