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la parola e l’accento 53

suvvía, dirò-llo, -nne; da-bbène, da-vvéro, a-ccánto, su-ddétto.


§ 12. Alcuni pochi monosillabi, benchè finiti in vocale o in h, trovandosi davanti a parola che cominci per qualunque consonante, non ne fanno raddoppiare la pronunzia. Tali sono le enclitiche suddette (vedi sopra, § 10); gli articoli la, le, i; la prep. di; e le esclamazioni ah, eh, ih, oh, uh. P. es. mi lòdo, si créde, se ne va, ci guadágna, vi dimòra, ve ne dóna; la dònna, le còse, i númeri, i gióvani; vèngo di Parígi; ah maravíglia, eh babbèo, ih che rábbia, oh bèlla, uh che dolóre. Così pure tre in composizione. P. es. trecènto, tremíla; ma non quando si trova separato: tre milióni si pronuncia tremmilióni.


§ 13. Le parole contratte in fine e segnate di apostrofo, ancorchè abbiano l’accento sulla vocale finale, non producono il raddoppiamento della consonante iniziale nella parola seguente. P. es. si scrive e si pronunzia fa’ prèsto; va’ vía; mi vorrà’ bène?; guárdati da’ cattívi; lo faré’ volentièri.

Se peraltro tali parole sì compongono con una enclitica, ne raddoppiano anch’esse la consonante iniziale. P.es. fámmi (fa’ mi); fállo (fa’ lo); váttene (va’ te ne).


§ 14. Alcune parole accentate sulla penultima richiedono ciò non ostante anche sulla vocale finale una certa appoggiatura, che fa raddoppiare la pronunzia della consonante iniziale nella parola seguente. Tali parole sono: dóve, cóme, sópra, quálche. P. es. dóve sèi, cóme crédi, sópra té, quálche còsa si pronunziano precisamente come se fossero scritte: dovessèi, comeccrédi, sopratté, qualcheccòsa. In composizione sì scrive la consonante doppia. P. es. dove-cche-ssía,