Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
26 | parte prima — cap. iv |
Forme con muta labiale ed m: Jácopo, Giácomo; cúbito, gómito; verbèna, vermèna.
Forme con n ed l: Gerònimo antiq. Giròlamo; venéno poet. veléno; canònico, calònaco modo plebeo.
Quanto ai nessi gl e gn, vedi il cap. v.
§ 9. Fra le spiranti bisogna distinguere le due labiali f, v; la gutturale h; le due dentali s e z, e la palatale j.
Nella pronunzia di f e v hanno parte principale le labbra, ma il soffio scappa per picciola apertura fra i denti. La prima è dura, la seconda è molle.
Forme con f e labiali mute: sfèra, spèra; fiòcco, biòccolo; sinfonía, zampógna in div. significato.
Forme con v e b: nèrvo, nèrbo in altro senso; còrvo, còrbo poet.; conserváre, serbáre; vóce, bóce antiq. donde il moderno bociáre; flébile, fiévole in altro senso. Con m e v: número, nòvero.
Forme con p e v: sópra, sóvra e i loro derivati; rípa, ríva; òpra, òvra poet.; ricuperáre, ricoveráre; sapére, savére poet.; stipáre, stiváre.
Forme con v e gu o g: de-vastáre, guastáre; vagína, guaína; róvo, rógo (in altro senso); párvolo poet. párgolo; sévo, ségo.
La v in mezzo a due vocali talora si dilegua. Quindi le doppie forme avéva, avéa; udíva, udía ecc. e nei nomi rívo, río poet.; natívo, natío; giulívo, giulío poet. Talora a v perduta sottentra g o d. P. es. núvola (nú-ola), núgola; chiòvo antiq. (chiò-o), chiòdo.
§ 10. L’h in origine era un suono gutturale aspirato che, rimasto in altre lingue, si è perduto in italiano, eccettuati quei casi che accennammo nel § 3 di questo capitolo:
Del resto, si usa semplicemente come segno grafico in principio delle quattro persone del verso avére; ho,