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formazione per composizione | 289 |
l’ultima sillaba; per esempio Porsampièro, Monferráto, Moncálvo, Porsantamaría, Valdárno, ecc. Il numerale dièci in composizione scempia il dittongo; p. es. dici-òtto, dice-nnòve, ecc.: in altri casi il dittongo per lo più si conserva; p. es. buonaménte, nuovaménte: vedi qui addietro cap. ii, § 5, nota.
Quando la parola precedente esce in una sillaba uguale o simile a quella onde la seguente incomincia, l’una si mozza; p. es. eroi-còmico (eròico còmico), qualcòsa (quálche còsa), tantòsto (tánto tòsto).
§ 3. Rispetto alla parola finale, i composti sono primitivi quando essa non viene alterata, e derivativi quando la medesima prende un suffisso. Composti derivativi sono moltissimi verbi e poche altre voci derivate da nomi retti da preposizione, per es. ab-bocc-áre (a bocca), imbarc-áre (in barca); forsenn-áto (fuor senno); alcuni sostantivi derivati da aggettivi composti, come malsan-ía da mal-sáno, ed altri derivati da un verbo preceduto da nome come nelle voci frutti-vénd-olo (vendere), panicuòc-olo (cuocere), ventipiòv-oli (piovere), mani-tèng-olo (tenere) col suffisso -olo.
§ 4. Talora la prima parola (per lo più un sostantivo) imitando la maniera di composizione che è propria de’ latini, si flette in i; p. es. pettirósso (petto), capinéro (capo), capitomboláre (capo), architráve (arco). Qui appartengono altresì molte voci formate da’ poeti, come ali-doráto, occhi-azzúrro, ecc.
Conserva fedelmente la flessione latina terremòto (da tèrra e mòto).
§ 5. Siccome la parola composta, se veramente è tale, forma un sol tutto, così ne viene che soltanto
Fornaciari — Gramm. ital. | 19 |