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i pronomi personali puri | 121 |
§ 8. Enclitiche:
1ª pers. |
mi | = | me |
mi | = | a me | |
ci, più di rado ne | = | nói, a nói | |
2ª pers. |
ti | = | te |
ti | = | a te | |
vi | = | vói, a vói |
Circa l’uso delle enclitiche co’ verbi, vedi il cap. xxv di questa Parte II.
Il pronome plurale di 2ª persona vói, ecc. si usa spesso invece di tu, ecc. parlando direttamente a persona di numero singolare, per esprimere ora minor confidenza, ora invece una certa superiorità, e con esso si accorda regolarmente il verbo, ma non il participio o l’attributo, che resta singolare: per es. Amico, vói siète amáto; o Giuliétta, vói siète onèsta.
Dal costume, invalso in Italia fino dal secolo xvi, di volgere il discorso non alla persona, ma alla sua dignità od al suo titolo (Signoria, Eccellenza, Altezza, Maestà, Santità, ecc.) venne l’uso di adoperare, parlando con persona di rispetto, la terza grammaticale, anche quando il titolo sia sottinteso, o sostituito dai pronomi Élla e, più popolarmente, Lèi, plur. Lóro. Più spesso però questi pronomi, siano espressi o sottintesi, vengono considerati come maschili o femminili secondo il sesso a cui si riferiscono, e quindi il discorso (sempre in 3ª persona) si accorda quanto al genere ed al numero con la persona o persone stesse, piuttosto che col loro titolo. P. es. Lèi mi è molto caro (se uomo), o cara (se donna); lóro non sóno stimáti (uomini); o stimáte (donne).