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superbo né increato nel rifiutarli, né averei avuto rossore nel riceverli. Ma perché conosco l’Italia e particolarmente la mia patria in questo proposito, tenni sempre desto l’animo mio perch’egli non sognasse delle fortune sogni.

Se per altro la massima che ho tenuta di donare l’opere mie per le ragioni accennate è condannabile, non m’offenderò d’essere condannato, ma ringrazierò sempre quegli amici che co’ loro soccorsi m’hanno difeso da un avvilimento mercenario, che avrebbe fatte cadere nelle opinioni di molti maligni le mie satire morali per maldicenze vendute.

Sempre costante nel mio naturale risibile, non poté rattristarsi il mio interno nemmeno nello scorgere rovesciata la mia sparsa morale, ch’io credeva sana, dalla sottigliezza degl’insidiosi e industri sofismi del secolo, e mi sono anzi divertito moltissimo nel vedere tutti gli uomini e tutte le donne credere in buona fede d’essere divenuti filosofi. L’udir de’ parlari di colpo nuovi, tenebrosi, sforzati, raggirati e piantati sopra a delle basi di nebbia, creduti profondi ragionamenti geometrici e filosofici, espressi con de’ vocaboli e de’ frasari non nostri, serví al mio interno d’un sollazzo indicibile. Il vedere tutte le passioni dell’umanitá sguinzagliate agire come agiscono le passioni in libertá, sbucate per opera de’ celebri scopritori, come que’ diavoli chiusi un tempo da Salomone sotterra per quiete del genere umano in quel gran caldaione descritto da Bonaventura Periers1, m’ha allettato. Il contemplare donne divenute uomini, uomini divenuti donne, donne ed uomini divenuti scimmie; tutti immersi nello studio

  1. Bonaventura Periers, scrittore francese del tempo di Rabelè, narra in una sua favoletta allegorica che Salomone, scorgendo il genere umano continuamente inquieto, in discordia e in litigi, s’avvide che il disordine era cagionato da una moltitudine di spiriti infernali tentatori invisibili che infettavano le famiglie; ch’egli fece fabbricare un caldaione di rame di non so quante leghe col suo coperchio, e lo fece seppellire venti cubiti sotterra, sforzando colla sua sapienza ad entrarvi tutti que’ diavoli, facendo chiudere il caldaione col coperchio e rovesciarvi sopra l’altezza di venti cubiti di terreno; che dopo questa provvidenza l’umanitá visse pacifica, concorde e tranquilla per alquanti secoli; ma che poscia de’ filosofi bramosi di far scoperte, sviscerando la terra e trovando il coperchio del caldaione ed esultando sulla bella scoperta, fatto levare quel gran coperchio, uscirono in folla que’ diavoli chiusi, i quali rimisero gli uomini nella prima dissensione, inquietezza, confusione e discordia.