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prefazione. | xv |
Acutissime nella loro strana ironia sono per compenso le sue osservazioni sui caratteri de’ suoi compagni, sui costumi e sulle condizioni morali, economiche e politiche di quella provincia della Serenissima; costumi e condizioni, che formano il maggiore contrasto colla splendida capitale, a cui tutti i gaudenti del mondo accorrevano ancora come alla «Sibari dell’Europa.1» Cito i brani che mi sembrano più caratteristici della relazione del Gozzi:
«L’arrivo all’imbarco del Provveditore Generale fra lo strepito degli strumenti e delle cannonate, mi scosse da miei piccioli pensieri e mi sorprese.
Questo Cavaliere che io aveva prima ben dieci volte visitato al di lui palagio m’aveva sempre accolto scherzevole, e con quella affabilità, e quella dolcezza confidenziale ch’è propria quasi in tutti i Veneti Patrizi, giunse all’imbarco colle vesti, colle scarpe e col cappello cremesi, con un aspetto sostenutissimo a me nuovo, e con una fierezza nel volto notabile. Appresi dagli altri uffiziali, che alla sua comparsa in quelle vesti occorrevano delle mute riverenze profonde e assai diverse da quelle che si fanno in Venezia ad un Patrizio togato. Salì egli nella galera Generalizia, mostrò di non degnarsi nemmeno di osservare i nostri inchini co’ nostri nasi sui nostri piedi. Sbandita affatto l’affabilità con cui ci aveva accolti e presi per la mano in Venezia, non guardò nessuno di noi nel volto e fece caricar di catene il giovine Capitano della Guardia appellato Combat, che aveva mancato di non so quale piccola ceremonia militare nell’acco-- ↑ Foscolo. — Opere — Viaggio Sentimentale dello Sterne. Vol. II, pag. 493 (in nota).