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Maccario.   E poi, pria di partire,

Ho da comprar dei libri di cui mi ho da servire.
Carluccio. e che libri cercate? Dite, signor Maccario.
Maccario. Voglio, prima di tutto, comprare un buon rimario.
Poi voglio il Metastasio, il Zeno ed il Pariati,
E alcuni drammi vecchi, che ho scielti e incaparrati.
E quando noi saremo alle Smirne arrivati,
Farò dei buoni libri.
Carluccio.   Dei libri impasticciati.
Maccario. Caro signor Carluccio, voi sapete chi sono;
Per il vostro bisogno sapete ch’io son buono.
Delle vostre due arie cantate e ricantate.
Mi siete debitore se furono lodate;1
E mi ricordo ancora quell’aria maledetta,
Che voleste per Genova, ch’io tramutassi in fretta;
E so che per rimare amena con Porsenna,
Ho dovuto lasciare un enne nella penna.
Carluccio. Oh, oh, di questi arbitrii ve ne prendete assai.
Maccario. Le licenze poetiche non si condannan mai.
Carluccio. Ecco la Bolognese. Chi son quei volti strani?
Maccario. La mamma ed il fratello, e il servitor coi cani.

SCENA III.

Annina con sua Madre e suo Fratello, che non parlano, ed il Servitore con due cani; e detti. La vecchia va sedere in fondo della scena.

Annina. Al veder a son la prima. S’à saveva sta qutà2,

Mi prema d’un’oretta, me cert’an vegniva in za.
Carluccio. Quando ci sono io, che son primo soprano,
D’esserci ancora voi, vi lamentate invano.
Chi ha da venire ancora?

  1. Questo verso leggesi nell’ed. Antonelli. Nell’edizione Savioli c’è una lacuna, per difetto di stampa.
  2. Così il testo.