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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 263

SCENA II.

Carluccio, poi Maccario.

Carluccio. Dove si sarà cacciato quell’animale di Nibio? Scommetto che egli è a far la corte a qualche virtuosa. Invece di venire da me... Invece di portarmi il primo quartale anticipato, come mi aveva promesso. Corpo di bacco! ho dovuto sortir di casa avanti giorno, per evitare la folla de’ creditori.

Maccario. (Maccario da viaggio con un cattivo pastrano) (Che cosa vuol dire questa stravaganza? Non si vede ancora nessuno? Son suonate le quindici, e non si vede... Oh, ecco qui il soprano).

Carluccio. Schiavo, signor Maccario.

Maccario. Avete veduto l’impresario?

Carluccio. E fuor di casa quell’animale.

Maccario. E Nibio?

Carluccio. Non è ancora comparso.

Maccario. Mi pare che avrebbe dovuto trovarsi qui prima degli altri.

Carluccio. Il quartale ve l’ha dato?

Maccario. Non mi ha dato un quattrino. M’alzai di buon’ora, andai da lui, e mi hanno detto che è uscito prima del giorno, ed io prima di partire ho bisogno di qualche denaro.

Carluccio. Avete qualche debito, non è vero, pover’uomo?

Maccario. Sì, signore. Chi non ha debiti, non ha credito. I debiti non guastano il galantuomo.

Carluccio. (Così dico ancor io).

Maccario. E prima di partire ho da comprar qualche libro, di cui posso avere bisogno.

Carluccio. E di quai libri volete voi provvedervi?

Maccario. D’un Metastasio, d’un Apostolo Zeno, delle opere del Pariati, e d’una raccolta di drammi vecchi, e sopratutto d’un buon rimario. Alle Smirne voglio lavorar di buon cuore. Farò de’ libri stupendi.

Carluccio. De’ libri impasticciati.