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in altre parti giocose, in questa non riuscì bene1. Ciò mi fece risolvere appoggiar tal carattere al Pantalone, ch’era in allora il graziosissimo Francesco Rubini, e non m’ingannai, poichè alle di lui mani comparve mirabilmente, e la Commedia fece in Genova un buon effetto. Morì poco dopo il valoroso Rubini2, e la mancanza dell’incomparabile attore fe sì che di tal Commedia non si è parlato più oltre.

Conosco anch’io che il carattere è troppo odioso, col confronto massime di una moglie afflitta, virtuosa, che merita compassione, e senza una grazia originale del personaggio non può universalmente piacere. Anche il fine un poco tragico della Commedia può riuscire pericoloso, ma io ho voluto condurre la peripezia di quest’uomo più al morale, che al fin giocoso. Non manca la Commedia per questo del suo ridicolo, non manca d’intreccio e di episodi, ed ha avuto i suoi partigiani. Ella esce presentemente alla vista del pubblico colle stampe, soggetta al destino di tante altre, e se non avrà la fortuna di soddisfare il genio de’ leggitori, potrà nascondersi facilmente tra la folla delle cinquanta che la precedono, e di quelle che dopo di lei nel nuovo mio Teatro compariranno.

  1. È da credere che si alluda a Pietro Gandini: v. pag. 14.
  2. Vedi a pag. 19, n. 1.