Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/215


205


con tanta emergenza di grazie profonde avete proveduto alli miei quadrupedi, spero vi degnerete di soccorrere ancora a me.

Pantalone. Se la vuol anca ela del fien e della biava, la se serva.

Lelio. Sì signore, vi domando biada amorosa.

Pantalone. Come sarà ve a dir?

Lelio. Vi chiedo per sostanza individuale il nutrimento di vostra figlia.

Pantalone. Mia fia?

Lelio. SI signore, ve la chiedo in ipotesi coniugale.

Pantalone. E mi ghe respondo un de no tanto fatto.

Lelio. Voi mi conquassate la macchina.

Pantalone. E ela me secca el fluido.

Lelio. Basta, ragioneremo.

Pantalone. Sior sì, la vaga, e se vederemo.

Lelio. Io son venuto a confabularvi per parte dei miei cavalli. Verrà qualcun altro a ragionarvi per me. Si verrà1 fra poco. Acqua acqua, signore, a tanto foco.

Pantalone. Oh che sacco de spropositi! Oh che alocco! E a drettura el me domanda mia fia: xe vero che el xe ricco, e che una donna de giudizio poderave manizzarlo a so modo, ma Rosaura xe una spuzzetta che son seguro che no se contenteria. Corallina, vegnì qua, fia mia. Za che ghe semo, ancuo la s’ha da fenir. Voggio serrar sta porta, acciò che nissun ne vegna a tettar de mazo2.

SCENA V.

Ottavio nel solito abito, e Pantalone.

Ottavio. Schiavo, signor Pantalone.

Pantalone. Servitor obbligatissimo, cossa me comandela?

Ottavio. Vi ho da parlare.

Pantalone. Negozio longo.

Ottavio. Fatemi dar da sedere.

  1. Forse: sì, verrà ecc.
  2. Vedi a pag. 189.