Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/195



NOTA STORICA.

Pantalone, non peranco riabilitato dall’opera della riforma, causa un giorno coi suoi vizi il fallimento della propria bottega, che l’onestà del figlio Leandro non basta ad evitare (la Bancarotta). Nel quadro offerto da questi Mercanti (così più modernamente le Memorie) padre e figliuolo scambiano le parti. Al dottor Balanzoni si sostituisce, con l’identico compito di rimediare al disastro, l’olandese Rainmur, mossi ambedue anche dal desiderio d’imparentarsi col Bisognosi. Sì nell’una che nell’altra entra (o se ne discorre) la ganza del dissipatore. Il paragone che sorge spontaneo da tale affinità è tutto a favore della prima commedia, giunta fresca dal teatro estemporaneo con la varietà caratteristica e la vivezza delle scene e delle figure. Ma come l’a. la concepì, restava men lontan, che non ora, dalla commedia dell’arte, pur questa dei Mercanti. Solo il pregiudizio d’una forma più letteraria per la stampa e forse anche il desiderio di rendere più facilmente accessibili le sue commedie alle compagnie toscane tolse al lavoro quel tanto d’agilità e di verità che il dialetto usato da ben quattro personaggi vi conferiva (cfr. I due Pantaloni in Appendice). Nè l’a. volle compiere l’opera di rifusione, — e sarebbe stato buon consiglio — in modo che babbo e figliuolo, i due personaggi non più affidati al medesimo attore (v. Prefaz. e Mém. P. II, c. XIVMemorie di Carlo Goldoni), avessero insieme la forte scena, cui di necessità l’azione doveva portarli. Anche gl’intenti dottrinali, palesi assai più che l’arte vera non conceda, rendono incolore la figura dell’Olandese e fredda quella della nipote. Quanto inverisimili poi le nozze tra Giannina e Giacinto, ai cui trascorsi le Memorie (1. c.) accennano con tanto infinita indulgenza («Giacinto... sans étre libertin, court après les plaisirs» ) mentre il giovine si palesa in realtà un furfante capace delle truffe più vili e refrattario a ogni nobile sentire! Dei troppo frequenti ravvedimenti di personaggi goldoniani nessuno ispira men fede di questo.

Così non immeritato sembra l’oblio che da tanti decenni incombe su questa commedia, nè eccessivamente severo il giudizio di chi la comprende tra le cattive (Comm. scelte di C. G. pubbl. per cura di R. Nocchi. Firenze, 1895, p. XVIII). Il pubblico di quei giorni invece accolse con plauso tutte e due le redazioni del lavoro (v. L’a. a chi legge e Mém. 1. c). Lo recitava nel 1778 e nel 1779 il Corsini dedicandovi due delle più slavate sue ottave (v. Nota al Serv. di due padr., vol. I). Fu eseguito del 1780 nel Seminario-Collegio di Reggio (Modena a C. G. 1907, p. 348). Nel 1791 un prof. Meyer di Göttingen vide a Roma nei Mercanti l’attore napoletano Francesco Pinotti (cf. Rasi) e ne ammirò «la straordinaria verità e la grande forza comica» (I. F. Schink. Dramaturgische Manate. Schwerin, 1791, vol. IV, pp. 923, 924). Un’altra recita di questa commedia nota, nel 1827, la rivista I Teatri (I, p. 456). Quanto visse ancora? Ma se scarsa ne fu la fortuna tra noi in confronto d’altre sue