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Filiberto. Ehi, il signor Guglielmo mi ha procurato una carica decorosa e lucrosa. (a donna Aurora)
Aurora. Che animo generoso! Mi vien da piangere per tenerezza. Non ho cuor di vederlo. (via)
Vice Re. Orsù, andiamo, che io desidero si concluda il vostro nuzial contratto; e prima che esciate da questo palazzo, si ha da legalmente stabilire.
Guglielmo. Son confuso da tante grazie. Resto attonito per tanta bontà. Ringrazio el cielo, che m’ha assistito; ringrazio donna Livia, che me benefica; ringrazio sora tutti quella povera putta, che per causa mia xe andada a serrarse. Ho passa a sto mondo delle gran vicende. Ho fatto la vita dell’avventurier, ma alfin son sta assistio dal cielo e favorio dalla sorte, perchè son stà un Avventurier onorato; e za che tra le altre cose ho esercità la poesia, voggio recitar un sonetto1.
El Maestro de scuola m’ha insegnà
El modo e la prudenza del parlar;
E dall’arte del Medico ho imparà
Esser sincero, e al prossimo giovar.
Dall’Avvocato ho appresa l’onestà;
Taser dal Segretario, e sopportar;
Dal Cancellier giustizia e carità;
Dal Mercante la fede, e a vigilar.
Come Poeta mi ho imparà a soffrir,
E co l’è andada ben, no son stà matto
A solenne per questo insuperbir.
Son stà sempre l’istesso in ogni stato,
E me basta a mia gloria poder dir,
Se son stà Avventurier, son onorato.
Fine della Commedia.