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gno di questa fanciulla. E ancora da lodarsi, che essendo innamorata di me, non abbia mai detto niente, se non il giorno che ho detto di voler partire. È buona, savia, modesta, ma non fa per me, perchè la signora Rosaura mi ha rubato il cuore.

SCENA XXII1.

Beatrice e detto.

Beatrice. Signor Florindo. (malinconica)

Florindo. Oh, che mi comanda?

Beatrice. Tenete. (gli dà uno stiletto)

Florindo. Che cosa ho da far io di questo stiletto?

Beatrice. Ammazzatemi.

Florindo. Ammazzarla? E perchè?

Beatrice. Perchè ho saputo che avete a sposar Rosaura.

Florindo. E per questo vuol morire?

Beatrice. Sì, ho risoluto o d’esser vostra, o di voler morire.

Florindo. (in verità, che mi fa compassione!) (da sè)

Beatrice. Via su, uccidetemi, se volete liberarvi da una femmina, che vi tormenterà per tutto il tempo di vostra vita.

Florindo. Anche a Venezia?

Beatrice. Sì, a Venezia e per tutto il mondo vi seguirò.

Florindo. (È un amore che mi fa drizzare i capelli). (da sè)

Beatrice. Se sapeste quanto v’amo, avreste pietà di me.

Florindo. Non lo ha per male, ch’io abbia lasciato correre un equivoco, e abbia dato ad intendere di volerla per moglie per coprire un altro amore?

Beatrice. Niente m’offende, niente da voi mi spiace. Se mi amate, mi scordo tutto; se non mi amate, pazienza.

Florindo. (Io non credo che si dia al mondo un accidente compagno. Questa è l’occasione di fare un bene, per rimediare a due mali). (da sè)

  1. Vedi a p. 379.