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Chi pensi ai caffè del Seicento e del Settecento, subito corre con la mente ai ritrovi famosi di Londra e di Parigi, dove la letteratura imperava, o dove i novellisti brandivano urlando le gazzette. Il caffè di Carlo Goldoni è molto più modesto, e serba appena un’allusione alle vicende del tempo, durante la guerra dei sette anni (A. II, sc. 16): di qui non uscirono teorie economico-politiche, qui non vennero a sedere ospiti illustri, nè le dame che assediavano nella piazza di S. Marco le numerose banche del Gran Tamerlano e della Venezia trionfante. Eppure non lo dimentica più chi ha letto soltanto o ha udito recitare l’imperfetto capolavoro; e sempre vede ritto sulla soglia, con l’eterno occhialetto, don Marzio, che gli grida ancora una volta: «Per la porta di dietro, per la porta di dietro!»

Del conte Ludovico Widman (della contrada di S. Canciano: n. 1719, sposo nel 1740, m. 1764), a cui è dedicata la commedia, trovasi menzione a pag. 330 del vol. I. Allo stesso si dimostra riconoscente e devoto il Goldoni, come vedremo, nella dedica del poemetto Esopo alla grata (1753) e in quello del Pellegrino, mandato da Parigi negli anni 1763 e 64 (Me’m.es di C. G., per cura di G. Mazzoni, cit.i, II, 369-71). La ricca famiglia Widman traeva origine dalla Carinzia ed era stata inscritta nel Libro d’oro l’anno 1646, nel principio della guerra di Candia, per l’offerta di 100 mila ducati alla Repubblica (cfr. anche G. Tassini, Curiosità veneziane, Ven., 1886, p. 771). Madre di Ludovico era una Bonfadini, moglie una Rezzonico, nipote di Clemente XIII (v. Nuovo diz. istor. ecc., Bassano, 1796, t. XVI, 321): troveremo ricordo dei figli nelle stanze del Pellegrino. Nella villeggiatura di Bagnoli (Padova) si davano spettacoli d’opera, a cui assistettero nel luglio 1756 due cardinali, cioè Carlo Rezzonico, vescovo allora di Padova, e l’arcivescovo di Ferrara, Crescenzi (v. Commemoriali ined.i di P. Gradenigo: Notatorio III): di recitarvi la commedia, moda o furore generale del Settecento, non isdegnavano il conte Ludovico, sotto la maschera di Arlecchino, (Mèm.es, P. 2, ch. XXVIMemorie di Carlo Goldoni), S. E. Giovanni Bonfadini, Dottore (v. lett. di dedica del Vecchio bizzarro), la N. D. Loredana Giovanelli Priuli, Colombina, e Carlo Goldoni che vi fu ospite nel 54, e che del generoso signore serbò ricordo in Francia («Quest’orivol, questa catena, e cento - Doni, con cui rimunerarmi intese ecc.» cantò riconoscente nel Pellegrino).

G. O.


Questa commedia fu stampata nel 1753 quasi contemporaneamente dal Bettinelli di Venezia, t. IV, e dal Paperini di Firenze, t. I: seguiti l’anno stesso dal Pisani, IV, e dal Corciolani, IV, di Bologna, e dal Gavelli di Pesaro, I. Fu poi ristampata nel I t. delle edd. Fantino Olzati (Torino ’56) Pasquali (Ven. ’61) Savioli (Ven. ’70) Guibert-Orgeas (Tor. ’72) Masi, Bonsignori; nel IV delle edd. Zatta (Ven. 89, cl. 1.a) e Garbo (Ven. ’94) ecc. Qualche volta nell’indice dei volumi si legge col titolo la Bottega da caffè, nei Mèm.es è detta la Bottega di caffè; ma il titolo popolare per le rappresentazioni fu quasi sempre Il Maldicente alla Bottega del caffè. - La presente ristampa fu compiuta principalmente sul testo del Pasquali, ma in calce reca le varianti che si trovano nel raffronto con altre edd. Valgono le osservazioni già fatte per le precedenti commedie. Le note a piè di pagina segnate con lettera alfabetica appartengono al commediografo, quelle con cifra al compilatore.