Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/356

302 ATTO SECONDO


Momolo. So che no ghe n’importa, ma el giera soo; lo gh’aveva in deposito, e no lo doveva dar a un interveniente1; ma se l’ho fatto, l’ho fatto perchè, pensandoghe suso, el m’ha parso un regalo troppo meschin...

Clarice. Non parliamo più dell’anello...

Momolo. Anzi se ghe n’ha da parlar, e per farghe veder che son omo, e no son un putelo, e che quel che gh’ho dito, l’ho dito con fondamento, ecco qua un anello assae più bello de quello; che val el doppio, e che no xe indegno de ela. La prego de receverlo2...

Clarice. No certamente. Se ho ricusato quell’altro, molto più questo.

Momolo. Quell’altro la l’aveva pur accettà.

Clarice. Dissi che lo teneste in deposito, per compiacervi, ma non per questo lo presi.

Momolo. Dopo la me l’ha pur domandà.

Clarice. Lo chiesi per un capriccio, ma non lo avrei ritenuto.

Momolo. Intendo, vedo che la se vol vendicar, ma la prego per grazia, per cortesia, per finezza farme sto onor...

Clarice. Non lo prenderò mai; non vi affaticate a persuadermi, che perderete il tempo.

Momolo. La me farà sto affronto?

Clarice. Prendete la cosa, come volete, non vi è pericolo che io lo riceva.

Momolo. Se no la lo tol, son capace de buttarlo in Brenta.

Clarice. Non sarà questa la prima pazzia, che averete fatto.

Momolo. Per causa soa ghe ne farò ancora de pezo.

Clarice. Non sarà per colpa mia, ma della vostra mente stravolta.

Momolo. Cara ela, la prego, la supplico, la lo toga per carità.

Clarice. Più che lo dite, più mi annoiate.

Momolo. Cossa ghe n’hoi da far de sto anello?

Clarice. Fatene quel che volete.

Momolo. Credela fursi che m’abbia incomodà per comprarlo?

Clarice. I fatti vostri io non li ricerco.

  1. Vedi nota (3) a pag. 268.
  2. Zatta: riceverlo.