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verso il quartiere delle Batignolles mi feci alle quattro pomeridiane condurre sino alla piazza dell’Europa, ove ora incomincia la strada ferrata di San Germano. Entrato in una casa di modesta apparenza, mi trovai dalla folla gittato in un labirinto di sbarre di legno che obbligano un galantuomo a fare il giro di una camera ben venti volte, per rompere così l’impeto della gente, la quale nel passare per quella specie di stia, si va rendendo sì umile e rassegnata da diventare tal quale desideravala Orazio, servum pecus, un pecorume servile.

Comperato per un franco e cinquanta centesimi il mio viglietto d’ingresso, venni introdotto in un’amplissima sala divisa in tutta la sua lunghezza da un’alta balaustrata di legno. A sinistra di questa erano ammessi i privilegiati che dovevano correre entro i wagon guerniti, ed a destra i poveracci riservati per i wagon sguerniti. Questa sala aveva tutta l’eleganza di un’aula da teatro: più file di panche tutte coperte di velluto scarlatto, grandi lumiere di cristallo pendenti dalla vôlta e le pareti dipinte a grandi scompartimenti, coi cartocci dorati alla seicento, per seguire la moda parigina del rococò, stravaganza bizzarra che s’accorda col positivo delle strade ferrate, come può accordarsi una bambocciata del Callotta con una Vergine di Raffaello. In mezzo a quelle gagliofferie del gran secolo di Luigi XIV scorsi effiggiati i ritratti dei grandi uomini che produssero le più grandi scoperte dei tempi moderni: fra gli italiani spiccavano Galileo e Volta, fra i tedeschi Scheffer e Guppemberg, fra gli inglesi Watte, Davy e Stephenson, e fra i francesi tutte le così dette illustrazioni scientifiche ed artistiche. Mentre io stava ammirando queste pitture, i miei compagni di viaggio, e soprattutto le signore, stavano leggendo i giornali, ed alcune fra esse, tutte spaurite, raccomandavansi alla memoria le istruzioni a stampa approvate dal Prefetto della Senna pei viaggiatori delle strade ferrate. Queste istruzioni hanno tutta l’imperiosità napoleonica: divieto assoluto di passeggiare per la strada di ferro, di penetrare fra le ruotaje, di uscire dai wagon innanzi tempo e di sporgervi testa, braccia e qualsiasi altra parte del corpo,