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a nulla di stabile se nuovi e migliori instituti non sottentrano ai manomessi. Le industrie e i mercati britannici favoriscono la cupiditá, l’egoismo, gl’istinti ignobili a scapito dei generosi ; e se prevalessero ai maggiori interessi, spegnerebbero ogni idealitá e dignitá nei popoli, ritirandoli per mezzo degli agi e delle delizie alla rozzezza e servitú antica. Certo è lungi dal mio pensiero il disconoscere la somma importanza dèi vantaggi materiali, della politica innovatrice e della scienza libera e razionale, e il negare o diminuire gli obblighi insigni che per tutti questi versi ha il mondo civile verso i tre popoli illustri che ora primeggiano. Ma appunto perché io stimo ed ammiro il loro primato, vorrei che si purgasse di quei difetti per cui oggi non è senza pericolo, inducendo molti a temere che l’uno di essi minacci la morale e la religione, l’altro la proprietá e la famiglia, il terzo l’autonomia e il decoro delle nazioni; onde in fine siasi per riuscire a un materialismo economico, filosofico e politico, foriero di barbarie e di miseria civile. Ora, per abilitare questi primati a portare i loro frutti senza veleno e ad essere non solo correttivi dei vecchi disordini ma edificativi di ordini nuovi, si richiede il ristauro del primato italico, come correlativo necessario e scorta di quelli. Da che seco venne meno la costituzione europea propria del medio evo, il mondo tornò a essere eslege, diviso, acefalo, come nei secoli anteriori a Roma antica; e i primati oltramontani, non che medicare il male, in certo modo lo accrebbero. Quella costituzione era certo rozza e viziosa, atteso i tempi che allora correvano; ma, non ostante le sue imperfezioni, essa basta a mostrare come il primato italiano, essendo richiesto a ordinare 1’ Europa, è condizione vitale e necessaria del Rinnovamento.

Molti sono i titoli del primato italiano, dei quali feci altrove lungo discorso. Il primo di essi è la condizione del sito e del territorio. «Il giogo dell’Appennino — dice Dante — come un colmo di fistola di qua e di lá a diverse gronde piove, e le acque di qua e di lá per lunghi embrici a diversi liti distillano, come Lucano nel secondo libro descrive; e il destro lato ha il mar Tirreno per grondatoio, il sinistro v’ha lo