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e però si migliorano. E lo stile in particolare ha d’uopo di questo rivocamento, sia quella parte di esso che dipende dal componimento materiale delle parole, sia quella che ha meglio dello spirituale e si attiene piú specialmente alle cose e al modo di vederle, sentirle e rappresentarle. Io lascerò parlare su questo proposito i due maestri piú insigni dell’etá nostra.

L’uno di essi insegna che «l’ottimo scrivere italiano non può farsi se non con lingua del Trecento e stile greco» (*). L’altro accenna donde ciò provenga; imperocché, «come lo stile latino trasportato nella lingua dei trecentisti non vi può stare se non durissimo e, come diciamo volgarmente, tutto di un pezzo; cosi lo stile greco vi si adatta e spiega, e vi sta cosi molle, cosi dolce, naturale, facile, svelto, che insomma sta nel luogo suo e par fatto a posta per questa lingua» (*); e conchiude che «l’arte di rompere lo stile, senza però slegarlo, conviene impararla dai greci e dai trecentisti» &>. Lo stil rotto, il cui vezzo in Italia è assai antico, poiché giá il Pallavicino si burlava dei «periodi atomi» U), e Gasparo Gozzi dello scrivere «a singhiozzi» (5) e «a sbalzi» ( 1 2 3 4 5 6 7 ), ci venne dallo studio delle lingue secche e analitiche di oltremonte. Rispetto poi a quella parte dell’elocuzione che risiede neH’euritmia delle parole e delle cose, nell’ incorporamento dei pensieri colle frasi, «nella distribuzione delle idee principali, nella giuntura e nel colore delle subalterne» b), e in fine nel colore e nell’accordo di tutto il discorso, egli è pure indubitato che gli scrittori antichi sovrastanno ai moderni eziandio migliori. «Quanto piú leggo i latini e i greci, tanto piú mi s’ impiccoliscono i nostri anche degli ottimi secoli, e vedo che

(1) Giordani, ap. Leopardi, Epistolario , t. u, p. 283. Consulta ibid. , pp. 292, 293, e Giordani, Opere , t. 1, pp. 54.6-549; t. n, p. 3S0.

(2) Leopardi, Epistolario, t. 1, p. 50.

(3) Ibid., t. 1, p. 180. Vedi inoltre ciò che dice il Giordani della grecitá demostenica del Segneri [ibid., t. 11, p. 293), e quanto discorre il Leopardi intorno a quella di Lorenzino [ibid., t. 1, p. 150) e alla italianitá di Senofonte [ibid., p. 91).

(4) Trattato dello stile, 4.

(5) Opere, t. ni, pp. 26, 56; t. vili, p. 121; t. XIII, p. 128.

(6) «Stile a sbalzi come gli zampilli delle fontane» [ibid., t. xvi, p. 346).

(7) Giordani, Opere, t. i, p. 549.