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«classici» non sia piccolo, pochi tuttavia sono grandi scrittori, perché nei piú al pregio della dicitura non risponde quello della materia. Osserva il Leopardi che noi sottostiamo per questa parte «ai francesi, agl’inglesi e agli altri, la cui letteratura, nata

0 fiorita di fresco, abbonda di materie che ancora importano. Ma la letteratura italiana, nata e fiorita giá è gran tempo, consiste principalmente in libri tali che, quanto allo stile, alla maniera e alla lingua, sono tenuti ed usati dai moderni per esemplari; quanto alle materie, sono divenuti di poco o di nessun conto» b). Il che non procede solo dall’antichitá di questi scrittori, poiché

1 greci e i latini, assai piú antichi, li superano di gran lunga eziandio per l’importanza delle cose;. ma dal vezzo di sequestrare le lettere dalla scienza, il quale, nato nel secolo quindecimo, crebbe a mano a mano che la frivolezza dei costumi, la nullitá dell’educazione, la servitú del pensiero e della patria, fecero dello scrivere un ufficio triviale o un trastullo. Da ciò nacque che fuori dei pochi, che bene scrissero di storia, di cose naturali e di arti belle, noi non abbiamo forse scrittori insigni di prosa che il Machiavelli e il Leopardi, amendue sommi ma divisi da tre secoli; l’uno dei quali recò nella politica, l’altro nello studio dell’uomo, il fare pellegrino e sperimentale di Galileo. Gli altri prosatori di grido furono spirituali piú superstiziosi che religiosi, come gli ascetici del Trecento e i tre celebri gesuiti del secolo decimosettimo; o trattarono di cose leggieri, come la piú parte dei cinquecentisti; o si segnalarono specialmente per le traduzioni, come il Caro, il Varchi, il Davanzati, il Segni, l’Adriani; o furono piú giudiziosi che nuovi nelle dottrine, come gli scrittori bolognesi dell’etá scorsa; o lasciarono pochi e brevi saggi del loro valore, come il Biamonti, il Giordani e altri alla nostra. I puristi, non che rimediare, accrebbero il male, trascurando affatto lo studio delle cose e recando nelle lettere una pedanteria cosi fastidiosa, che in politica a petto loro i puritani ne perdono. Il Manni e il Cesari meritarono non piccola lode per lo zelo infaticabile con cui attesero a recare

(i) Opere , t. ili, pp. 285, 286.