Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/120

di esso, che stimava «degne di essere trattate nel volgare illustre, ottimo sopra tutti gli altri volgari, solamente le ottime materie» d), e degni solo di adoperarlo gli eccellenti. «Questo illustre volgare ricerca uomini simili a sé, si come ancora fanno gli altri nostri costumi ed abiti : la magnificenza grande ricerca uomini potenti, la porpora uomini nobili; cosi ancora questo vuole uomini d’ingegno e di scienza eccellenti e gli altri dispregia» ( a ).

Non parranno esagerate queste tali sentenze a chi rimemori il fine di Dante e la condizione de’ suoi tempi, i quali erano demagogici, perché barbari. Come le reliquie del sapere antico erano soffocate dalla rozzezza universale, cosi i pochissimi ingegnosi e dotti dalla turba dei volgari intelletti e degl’ignoranti. La lingua nascente correva pericolo di perir nelle fasce affogata da tanta barbarie; e però l’uomo grande, che si aveva proposto di ricreare coll’aiuto di essa la patria e ricomporre una civiltá, doveva intendere a nobilitarla, ritirandola dal volgo di tutte le classi e affidandola alla cura degli spiriti piú pellegrini. Cosi egli si alzò all’idea pitagorica dell’aristocrazia naturale e della sovranitá dell’ingegno, commettendogli la cura di custodire e coltivar l’eloquio volgare e di renderlo illustre. Vide che, siccome ogni virtú e grandezza muove dal pensiero, toccava ai sapienti e agl’ingegni singolari il fondare la civiltá italiana e il comporre le varie sue membra, cioè nazionalitá unita ed autonoma, polizia, lingua, scienza, letteratura, arti belle; tutte cose inseparabili nel concetto di Dante e subordinate all’ingegno, che ne è l’anima e la fonte perenne e, quando mancano, dee esserne il procreatore. Se anche oggi la plebe non può essere civile dove non sia informata e guidata dall’ingegno, quanto piú ciò doveasi verificare in un secolo che tutto il mondo era plebe? E si noti che, a senno di Dante, l’ingegno non vale e non prova se non è colto, cioè ornato di dottrina. «Si confessi la sciocchezza di coloro i quali senza arte e senza scienza, confidandosi solamente nel loro ingegno, si pongono

(1) De vu/g. eloq., u, 2 (traduzione del Trissino).

(2) Ibid . , li, 1.