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e chiaro a tutto il mondo che senza di essi il regnante pontefice non avrebbe divisa la Sacra Sede dalla causa nazionale. Dunque io posso fare altrui una rimessa dell’accaduto, salvo che si voglia farmi pagatore non solo dei falli del papa ma anche di quelli dei principi, dei governi e delle fazioni.

Se non che, quantunque il principiatore dell’opera sia mancato nel mezzo del cammino, tuttavia l’effetto fu inestimabile, quando sua mercé l’Italia è entrata nella via e nella vita nuova, e il fermo ristauro dei vecchi ordini è ormai impossibile. Senza l’esempio efficace di Pio nono, non avremmo avuto né Carlo Alberto né le riforme né gli statuti né la guerra nazionale: non vi sarebbe stata insomma pur ombra di Risorgimento. Se questo venne meno, l’ impulso dura: dura il desiderio delle franchigie date, poi tolte alla bassa Italia; durano i nuovi ordinamenti del Piemonte; dura in Francia e in Germania una parte delle innovazioni e sovrattutto quella viva fiamma che fu accesa a principio dalla scintilla del moto italico e dal nome (allora unico e sommo) del papa liberatore; dura in fine il gusto indelebile e la brama ardente della libertá assaggiata, la quale è siffatta che «per lunghezza di tempo non si dimentica e la sua memoria non lascia riposare gli uomini»1, né mai tanto si ama come quando si è perduta. Gli eccessi medesimi delle rappresaglie renderanno piú fiero il risvegliarsi dei popoli, e il giogo raggravato dei chierici ne assicura la riscossa2. Cosicché Pio nono, essendo l’autore primiero dell’ultima rivoluzione popolare di Europa e delle seguenti enormezze, viene a giovare non solo coi felici inizi ma eziandio coi tristi progressi del suo regno, e prepara il Rinnovamento, come diede le mosse al Risorgimento e ne fu l’artefice principale. Per la grandezza degli effetti non vi ha uomo del secolo che lo pareggi, senza eccettuare Napoleone, poiché questi ritardò ed egli accelera il riscatto universale dei popoli. E per ciò che riguarda l’Italia in particolare,



  1. Machiavelli, Princ., 5.
  2. «Acriores... morsus sunt intermissae libertatis quam retentae» (Cic., De off., ii, 7 )