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libro secondo - capitolo secondo 241


a depravarli. Che maraviglia se, commessa a tali guardiani, la monarchia periclita e si perde? Nel secolo quindecimo «credevano i nostri principi italiani che bastasse sapere negli scrittoi pensare una acuta risposta, scrivere una bella lettera, mostrare ne’ detti e nelle parole arguzia e prontezza, sapere tessere una fraude, ornarsi di gemme e d’oro, dormire e mangiare con maggiore splendore che gli altri, tenere assai lascivie intorno, governarsi coi sudditi avaramente e superbamente, marcirsi nell’ozio, dare i gradi della milizia per grazia, disprezzare se alcuno avesse loro dimostro alcuna lodevole via, volere che le parole loro fussero responsi di oracoli ; né si avvedevano i meschini che si preparavano ad essere preda di qualunque gli assaltava. Di qui nacquero poi nel mille quattrocento novantaquattro i grandi spaventi, le subite fughe e le miracolose perdite»1. Pure quell’etá vide alcuni regnanti che ci paiono grandi rispetto a quelli dell’etá nostra. Che se allora le piccole monarchie avevano da temere l’ambizione inquieta delle altre, oggi queste e quelle incontrano un nemico assai piú formidabile, cioè le nazioni adulte e i popoli scotnunati. Cosicché mentre scemano da un canto la perizia e la forza, dall’altro sono accresciuti i pericoli. L’estremo dell’imbecillitá pratica è quando si distrugge la sera ciò che si fa la mattina e la vita pratica è una continua contraddizione. «Sono signori — esclama Dante — di si asinina natura, che comandano il contrario di quello che vogliono»2. Ripetono i falli rovinosi dei trapassati e a chius’occhi si gittano nel precipizio. «Tanta è l’infelicitá di questi tempi — possiam dire col Segretario — che né gli esempi antichi né i moderni, né la confessione dell’errore è sufficiente a fare che i moderni principi si ravveggano»3. Ora l’impugnare la veritá conosciuta e sperimentata è un fallo che non ha remissione; e la cecitá insanabile è il carattere piú cospicuo delle instituzioni destinate e vicine a perire.




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

i6
  1. Machiavelli, L’arte delta guerra, 7.
  2. Conv., i, 6.
  3. Machiavelli, Disc., ii, i8.