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Rispetto agl’individui, bisogna distinguere i principi dai privati. Fra quelli errarono e nocquero principalmente Ferdinando, Pio, Carlo Alberto. I falli del primo sono assai piú gravi, avendo riguardo al principio loro, perché nati non mica da debolezza ma da intenzione e animo deliberato; onde per questa parte si aspetta al Borbone la prerogativa infelice non pure di aver disservita l’Italia ma di odiarla e di porgere al secolo mite l’esempio di un tiranno. I traviamenti di Pio e di Carlo Alberto furono d’ intelletto, non però senza alcuni scorsi piú o meno cospicui di fragilitá umana, massime nel secondo. Ma per gli effetti riuscirono assai piú esiziali di Napoli, stante l’importanza del compito egemonico che toccava al Piemonte e alla Santa Sede. E se si considera che l’autoritá di Roma sovrasta ad ogni altra e si stende per una notabile porzione di Europa mediante gl’influssi e la riverenza della religione, i falli del pontefice costarono all’Italia piú ancora che quelli del principe. Pio nono fu senza pari di gloria nel cominciamento, ma col funesto ricorso alle armi straniere e la libertá abolita adequò anzi vinse i meriti coi demeriti. Carlo Alberto pigliò la guerra dell’indipendenza ma la rovinò, diede riforme e franchigie ai subalpini e le lasciò perire nelle altre provincie, visse irresoluto e debole ma mori eroicamente. Ai tre sovrascritti non aggiungo Leopoldo, perché non ebbe l’entratura degli errori, né questi abbracciano in lui come negli altri quasi tutto il periodo del moto italico. Esempio supremo di fievolézza nel bene come nel male, non fu autore degli scandali ma seguace, non si mosse ma fu rimorchiato: fuggendo, come il pontefice, e ritornando inviperito e pervertito da Gaeta; allegandosi, come il re sardo, coi municipali a bello studio e coi puritani senza saperlo.

Fra i privati che parteciparono al reggimento delle cose, tre uomini conferirono piú di tutti a manometterle, cioè il Bozzelli, il Mazzini e il Pinelli: il primo e l’ultimo nei due estremi d’Italia e come principi dei municipali, il secondo nel mezzo e come capo dei puritani. Singolari sono le convenienze del Bozzelli col Pinelli, e vogliono essere brevemente avvertite. Entrambi sostituirono la politica casalinga alla nazionale e