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termine fatale della via per cui si mise. Vero è che da alcuni motti sfuggitigli si conghietturò che disegnasse di mandarini dietro, vincendo, i ministri superstiti, giacché questo scambiettare uffiziali era conforme al suo genio, parendogli di mostrarsi in tal modo libero dalle parti e far atto di principe1. Laonde mise conto per tal verso a’ miei compagni che la subita sconfitta li facesse cadere in compagnia del capo. Certamente l’essere stato il primo a portar la pena del suo fallo chiarisce senza replica che egli peccava per cecitá e per leggerezza, non per malizia; né l’animo puntiglioso gli avrebbe fatto velo al giudizio, se avesse antiveduti gli effetti della sua risoluzione. Per la qual cosa l’accusa mossagli da certuni, di aver tradita volontariamente la causa italica nelle due campagne, non ha pur l’ombra di verosimiglianza, e io mi crederei di mancare del rispetto dovuto alla sua memoria a spendere molte parole per ribattere cotali infamie. Singoiar traditore, che in tutti i campali cimenti, e specialmente nell’ultimo, sostenne immoto per lungo spazio la tempesta delle palle nemiche; onde parve miracolo che tante volte si mettesse ai maggiori pericoli e tante volte ne campasse illeso!

Carlo Alberto era per massima se non per natura inclinato all’onesto ed al retto, ma spesso le passioni dell’uomo e le preoccupazioni del principe lo impedivano di conoscerlo. Da ciò nacquero i primi e gli ultimi falli. Il suo procedere nel quarantanove ricorda pel bene come pel male quello del ventuno: l’uomo antico rivisse e si confuse coll’uomo nuovo. In ambo i tempi si consacrò eroicamente alla redenzione d’Italia; in ambo i tempi falli al proposito per debolezza di animo e cattivi consigli, mostrandosi poco grato agli uomini che gli erano piti devoti e poco sollecito di mantenere la sua parola. Da questi torti provennero le sue calamitá e sovrattutto il non riuscir nell’intento, perché l’ufficio di liberatore d’Italia è cosi grande e glorioso che richiede un animo puro da ogni parte e una vita affatto incontaminata. L’uomo, che abbandonò in giovinezza i



  1. Cosi nel tempo delle riforme avea accommiatati insieme Emanuele di Villamarina e il Solaro, che rappresentavano nel Consiglio i liberali e la parte contraria.