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dubbio; questa in una folla di giovani, o innocenti o piú sviati che colpevoli per l’etá troppo degna di venia e di compassione. Vero è che la colpa di tanta crudeltá si dee imputare piú ai consiglieri che al principe, il quale ne ebbe in appresso pentimento e rimorso b). Ma anche nel ventuno si sarebbe assai piú incrudelito se Carlo Felice non si opponeva, ancorché egli non avesse mai fatto buon viso alle idee nuove né dato ad alcuno l’esempio o l’occasione di ribellarsi.

Coloro che per lodar Carlo Alberto scambiano i tempi, ripetono oggi fuor di proposito ciò che io scriveva nel quarantatré, nel quarantacinque e nel quarantasette (*). «Carlo Alberto — io diceva fra le altre cose — precorse almen di vent’anni i recenti scrittori nell’idea italica; ondeché furono essi che misero in parole i fatti di Carlo Alberto, e non Carlo Alberto che mettesse in fatti le parole degli scrittori» (3). Niuno allora prese inganno intorno al senso dell’encomio, essendo chiaro ch’io teneva lo stile giá seguito con qualche frutto nelle opere anteriori e aveva l’occhio all’avvertenza del Tasso: che «le lodi sono quasi consigli ed avvertimenti del meritarle e fanno vergognare della propria imperfezione colui che non se ne conosce degno» (4). L’amor proprio dei potenti è tenero e schizzinoso: non solo si sdegnano dei rimproveri ma vogliono aver tutti i meriti, e spesso rifiutano i buoni partiti se tocca ad altri l’onore di averli dati. Questa delicatezza ambiziosa di tempera predominava massimamente in Carlo Alberto; tanto che per muoverlo alla redenzione d’ Italia bisognava attribuirgli il concetto generoso, coprire gli errori suoi, coonestare i principi del suo regno e palpare insomma il leone per ammansarlo. Io poteva usare tali artifici rettorici senza taccia di bugia, quando non ingannavano alcuno, e senza nota di adulazione, poiché erano dettati

(1) Gualterio, op. e loc. cit.

(2) Nel Primato , nei Prolegomeni e nel Gesuita moderno.

(3) Ges. mod., t. m, p. 572, nota. Leggasi tutta la nota: essa contiene abbozzato in poche parole come parenesi il tenore di apologia svolto ed esposto dal signor Gualterio come storia.

(4) Il Manso.