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esecuzione. Carlo Alberto avrebbe recato sul trono un nome puro da ogni parte; e quando riassunse piú tardi l’antica opera, le passate memorie non che raffreddar, come fecero con grave danno, avrebbero infervorate le popolazioni a seguirlo. Tanto è savio e opportuno in politica il non trapassare di un filo i termini dell’onore, lasciando la cura degli effetti che ne possono nascere al tempo e alla providenza.

Tuttavia io non voglio imputare all’animo di Carlo Alberto i torti politici del suo procedere in quell’occasione, giacché l’etá tenera, la natura irresoluta e timida, l’inesperienza e i cattivi consigli lo scusano moralmente. Ma ciò che non può recarsi a semplice error d’intelletto si è il non aver fatto un tentativo né detto una parola per salvar dal supplizio l’infelice Laneri e il buono, il prode, il generoso Garelli, colpevoli di un assunto ond’egli era stato pubblico capo e giuridica insegna. Quasi al tempo medesimo che i due infortunati spiravano sul patibolo, Gaetano Castillia era sostenuto in Milano a causa di un viaggio fatto poco dianzi per invitare il Carignano a trasferirsi in Lombardia. Giorgio Pallavicino, che gli era stato compagno e poteva fuggire, si rappresenta al governo e si rende spontaneamente prigione dicendo: — Io strascinava il Castillia in Piemonte. Se la gita è delitto, io solo ne sono colpevole e a me solo si aspetta la pena. — L’atto magnanimo non mosse quei giudici, e dopo un biennio di carcere ordinario il Pallavicino fu condannato a vent’anni di ergastolo a Spilberga1. Oh! perché Carlo Alberto non imitò quel generoso? tanto piú che potea farlo senz’ombra di pericolo. Egli dovea correre a Torino, gittarsi ai piedi del principe, intercedere pel capo di due uomini non rei di altro che di aver seguito il suo esempio, la morte dei quali, lui impunito, sarebbe al suo nome d’infamia e al suo cuore di rimorso eterno. Se pur gli era disdetto di adempiere quest’ufficio in persona, potea farlo per lettera, e



  1. Il Pallavicino sta preparando un racconto del suo processo e della prigionia che gli tenne dietro, nel qual racconto egli emenderá le gravi inesattezze di cui son piene a tal proposito le Memorie dell’Andryane.