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e dall’ipotetico che contengono; conciossiaché l’esame ed il dubbio contrassegnano il passaggio dal senso volgare al comune, e l’ipotesi è il conato di questo per trasformarsi in senso retto da cui solo procede la vera scienza, dove che i suoi precessori non somministrano che una notizia conghietturale, cioè a dir l’opinione, per usare il linguaggio degli antichi. Il discorso dello spirito umano pei tre gradi conoscitivi vedesi chiaro nell’astronomia: la quale dai tempi antichissimi sino alla scuola alessandrina pargoleggia tra i fantasmi e le apparenze; si accosta al vero ed entra nella giovinezza con Ipparco, Tolomeo e i loro coetanei1; e divien finalmente virile col Copernico, il Galilei e il Newton, per la cui opera vengono sbandite dal cielo le fallaci mostre del senso e i sogni dell’immaginativa. La prima etá fu poetica e favolosa, la seconda ipotetica e conghietturale, la terza positiva, cioè sperimentale e calcolatrice, perché l’esperienza converte il fatto sensibile in obbiettivo e reale, che viene poscia innalzato dal calcolo a dignitá d’intelligibile. In nessun ramo scientifico si vede cosí aperto come il comun senso dal retto si differenzi, imperocché i maggiori ostacoli che la costituzione copernicana del mondo ebbe a sostenere e a superare erano appunto dedotti dal senso comune, che protestò lungamente contro le nuove scoperte2. Nondimeno al fine fu vinto, e la cognizione del cielo fu piú felice di quella della terra, tanto piú vicina alla nostra apprensiva, e di quella dell’uomo stesso e del suo pensiero, che è pure la parte piú intima di noi e l’architetto universale della scienza.

Le dottrine politiche soggiacciono alle stesse vicende del sapere in universale; e siccome la civiltá, propriamente parlando, è la cognizione civile recata in azione e in consuetudine, cosí anch’ella corre un cammino proporzionato. Tanto che se si considera l’Europa rispetto al tempo e se ne riscontra

  1. L’ingegno maschio e osservativo di Aristotile antivenne per alcune parti la scuola di Alessandria.
  2. «Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune» (Manzoni, I promessi sposi, 32).