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che la sostanza degli esseri, e cosí chiamasi perché è proprio del volgo, il quale è la parte fanciulla delle nazioni a qualunque classe appartenga. «L’universale degli uomini — dice il Machiavelli — si pasce cosí di quel che pare come di quello che è; anzi molte volte si muovono piú per le cose che paiono, che per quelle che sono»1. E Dante insegna che «la maggior parte degli uomini vivono secondo senso e non secondo ragione, a guisa di pargoli; e questi cotali non conoscono le cose se non semplicemente di fuori»; laonde appartengono alla «puerizia non di etade ma d’animo», della quale hanno tutti i difetti e l’incostanza specialmente. «Questi cotali tosto sono vaghi e tosto sono sazi, spesso sono lieti e spesso sono tristi di brevi dilettazioni e tristizie, e tosto amici e tosto nemici: ogni cosa fanno come pargoli sanza uso di ragione»2. Non bisogna però confondere il senso volgare col fallace, perché quello è naturale a tutti, questo è pur di una parte e porta seco una tortezza ingenita di giudizio. L’uno vede le cose come paiono, l’altro le altera e le mira a rovescio; onde questo può paragonarsi all’occhio infermo e viziato, quello all’occhio sano ma senza l’aiuto e la disciplina del tatto che ne compia e corregga le impressioni. Perciò laddove il senso volgare emendato dalla sperienza e dottrina si trasforma in comune e poi in retto, il senso fallace non è suscettivo di ammenda e corrompe la scienza in vece di migliorarsene.

Il senso retto o diritto o buono, che dir vogliamo, è propriamente il senno dell’etá adulta, e apprende la realtá effettuale degli oggetti non l’apparenza e l’immaginazione di essi. L’apparenza risiede nella semplice correlazione delle cose colla sensibilitá intrinseca od estrinseca; la quale correlazione occulta il vero essere di quelle, come sotto la scorza del sensibile si nasconde l’intelligibile. Il senso comune finalmente è un composto imperfetto dei due altri e, nelle notizie che egli porge, il vero essere degli oggetti si mesce colla loro sembianza, onde alberga

  1. Disc., i, 25.
  2. Conv., i, 4.