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divorzio, di ritirarsi in un chiostro, e di rassegnare il trono al fratello suo Costantino. La prima, o per meglio dire la sola vittoria riportata da Paleologo, fu sopra un Ebreo1, cui dopo una lunga e dotta disputa, convertì alla fede cristiana; rilevante conquista che venne accuratamente registrata nella Storia di que’ tempi; ma tornò ben tosto nel disegno di unire le due Chiese, e senza riguardo ai suggerimenti lasciatigli dal padre, porse orecchio, a quanto apparve, di buona fede, alla proposta di venire a parlamento col Pontefice in un Concilio generale, da tenersi al di là del mare Adriatico. Martino V incoraggiava questo pericoloso divisamento; Eugenio, successor di Martino, diede freddamente opera a tale bisogna, sintanto che dopo una languida negoziazione, l’Imperatore ricevè una intimazione per parte di un’Assemblea che assumeva diverso carattere, l’Assemblea de’ Prelati independenti di Basilea2, intitolatisi i giudici e i rappresentanti della Chiesa cattolica.

Il Pontefice romano avea difesa e guadagnata la

  1. La prima obbiezione degli Ebrei cade sulla morte di Gesù Cristo; se era stata volontaria, egli era dunque colpevole di suicidio, al che l’Imperatore rispose allegando un mistero. Si fanno indi a disputare sulla Concezione di Maria Vergine, sul significato delle profezie (Franza, l. II, c. 12, fino alla fine del capitolo).
  2. Ciò si riferisce a poco dopo l’anno 1420 in cui era guerra grandissima, fra il Concilio generale di Basilea, ed il Papa Eugenio IV. Vegga il Lettore la nostra Nota (p. 468); gl’illustri Storici Fleury e Lenfant ci diedero dottamente la Storia dei Concilj di Costanza e di Basilea. (Nota di N. N.).