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si avrebbe potuto annoverarlo tra i più gran principi, se i decreti eterni, dice Abulfeda, non avessero stabilita quell’epoca per la rovina della sua famiglia: decreto, soggiunge egli, contro il quale indarno lotterebbero tutta la forza e la sapienza degli uomini. Si compresero male, o si violarono gli ordini di Merwan; vedendosi tornare il suo cavallo, che egli avea per una necessità corporale abbandonato un istante, fu creduto morto, e Abdallah, zio del suo competitore, seppe bravamente dirigere l’entusiasmo degli squadroni neri. Dopo una sconfitta irreparabile fuggì il Califfo alla volta di Mosul: ma di già sventolava sulle mura la bandiera degli Abbassidi, e allora ripassò il Tigri, gettò un’occhiata di dolore sul suo palagio di Harran, varcò l’Eufrate, abbandonò le fortificazioni di Damasco, e, senza soffermarsi nella Palestina, pose il suo ultimo campo a Busir sulle sponde del Nilo1. Era incalzato nella fuga

  1. Quattro città d’Egitto portano il nome di Busir, o Busiride, sì famoso nelle favole greche. La prima, in cui fu morto Merwan, sta all’occidente del Nilo, nella provincia di Fium o d’Arsinoe, la seconda nel Delta, nel Nomo Sebennitico, la terza presso le Piramidi, e la quarta, che fu distrutta da Diocleziano (V. il Capitolo XIII di quest’opera), è nella Tebaide. Ecco una nota del dotto, ed ortodosso Michaelis: Videntur in pluribus Aegypti superioris urbibus Busiri Coptoque arma sumpsisse christiani, libertatemque de religione sentiendi defendisse, sed succubuisse, quo in bello Coptus et Busiris diruta, et circa Esnam magna strages edita. Bellum narrant, sed causam belli ignorant scriptores Byzantini, alioqui Coptum et Busirim non rebellasse dicturi, sed causam christianorum suscepturi (Nota 211 p. 100). V. sulla geografia delle quattro Busiridi, Abulfeda (De-