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dell'impero romano cap. iii. 97

gio della adulazione si convertì insensibilmente in una annuale e solenne protesta di fedeltà.

Benchè Augusto considerasse la forza militare come il più saldo fondamento di un Governo, nondimeno prudentemente la rigettò come strumento molto odioso. Era più disposto per natura e per politica a regnare sotto i venerabili nomi dell’antica magistratura, e ad unire artificiosamente nella sua persona tutti i dispersi raggi della giurisdizione civile. Con questa mira permise al Senato di conferirgli a vita la potestà consolare1 e la tribunizia2, che fu nel modo stesso continuata a tutti i suoi successori. I Consoli eran succeduti ai Re di Roma, e rappresentavano la maestà dello Stato. Essi soprintendevano alle cerimonie della religione, levavano e comandavano le legioni, davano udienza agl’Imbasciatori stranieri, e presedevano alle adunanze del Senato e del popolo. La generale amministrazione delle finanze era a loro affidata, e sebbene raramente avesser tempo di amministrar la giustizia in persona, erano tuttavia considerati come i supremi custodi delle leggi, dell’equità e della pubblica pace. Tale era la loro giurisdizione ordinaria; ma questa diveniva superiore a qualunque legge ogni volta che il Senato imponeva ai Consoli

  1. Cicerone, De Legib. III 3, alla Dignità Consolare dà il nome di Regia Potestas, e Polibio l. IV c. 3 osserva tre poteri nella Costituzione romana. Il potere monarchico era rappresentato, ed esercitato dai Consoli.
  2. Siccome la Potestà Tribunizia (diversa dall’uffizio annuale del Tribuno) fu inventata a riguardo del Dittatore Cesare (Dione l. 1LIV p. 364) essa gli fu data probabilmente come una ricompensa per avere così generosamente sostenuti colle armi i sacri diritti dei Tribuni e del popolo. Vedi i suoi Comment. De bell. civil. l. I.