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Dell’Idrografia, ossia della circolazione, ecc. 57

lisce e foggiate a modo dalle mani dell’artefice. Il guasto però non si limita, naturalmente, ai manufatti; ma si estende a tutte le rocce che sono esposte all’atmosfera su tutta la superficie del globo.

130. Importa troppo di persuadersi di questo fatto, perchè non dobbiate lasciar sfuggire nessuna occasione per verificarlo. Esaminate quanti edificî o scolture vi capitano sotto gli occhi: osservate quante rupi, o frane, o fianchi di valli vi si presentano nei dintorni del vostro paese. Alla base d’ogni scogliera vedrete senza dubbio dei cumuli, enormi talora, di massi, di ciottoli, insomma di frammenti più o meno grossi di rocce franati dall’alto; nè all’epoca del disgelo, che succede ad un rigido inverno, vi sarà difficile di rimarcare, dirò così, le cicatrici che nel fianco della montagna hanno lasciato i massi che allora allora se ne sono staccati e venner giù precipitando a crescere il cumulo della rovina che ingombra il fondo della valle.

131. Non avrete bisogno certamente di uscire dal vostro distretto per persuadervi che anche le rocce più dure, a dispetto della loro apparente saldezza, si frantumano e cadono a brani. Non v’ha roccia che, esposta all’atmosfera, possa sottrarsi alla distruzione. Vediamo piuttosto come abbia luogo una così universale e continua modificazione della superficie del globo.

132. Ritornate col pensiero un istante a quella poderosa attività dissolvente dell’acido carbonico, che vi apparve più sopra così dimostrata (§ 123). Vi ricordate certamente che la pioggia rapisce all’aria una piccola quantità di quell’acido, per cui, cadendo sul suolo, ha acquistato la virtù di sciogliere e portar via una certa porzione di roccia. Tale virtù non vien meno all’acqua, nemmeno quando scorre raccolta entro il letto d’un