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SCHIENA V.


Sala greggia, Orti penduli, e Case rustiche al meriggio con rabeschi di servitù urbane 30, di Lucerte, e Barbacane.

Curatore, e Somarinda.

Som. Importuno deh taci! Or non è tempo
          Di favellar di liti;
          I superbi Quiriti
          Già richiamaro a Roma Adramiteno,
          Le sue nozze tentai sin dalle fasce;
          E n’è contento il caro
          Mio consorte addottiyo, il buon Ostilio.
          Or se fia mai, che quel Duce mi lasce,
          Sdrucciola la mia sorte,
          E il mio onor è in periglio;
          Fa dunque il tuo dover, inarca il ciglio.
          Va quinci senza indugio
          A esporre a Adramiteno il nero inganno,
          Che arreca ai figlj suoi,
          Figlj, che meritaro in Te il rifugio,
          Figlj di grandi eroi, figlj sperati,
          Che da me nasceranno:
          Ah! di’, ch’egli è un tiranno.
Cur. Accheta, Somarinda, il tuo furore:
          Non sai, che de’ guerrieri
          È sempre austero il core,
          Nè si cura da loro,
          Che di sanguigne gesta
          Una fama funesta?