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azione propria delle radici, esercitata per mezzo dell’acido carbonico emesso dai succhiatoj, verrebbe a lasciar supporre ch’esso agisca direttamente sui materiali terrestri, ridotti previamente ad opportune combinazioni. E quest’azione, esercitata direttamente, escluderebbe ogni giuoco d’affinità coi vicini materiali terrestri, come avverebbe quando non vi fosse il concorso delle radici d’un vegetale vivente. Pertanto, le combinazioni utili, ma insolubili, potrebbero essere intaccate e scomposte sotto l’azione diretta ed immediata delle radici; e, fra i corpi risultanti da questa scomposizione, introdurrebbersi sol quelli che più facilmente possono combinarsi e disciogliersi nell’acido carbonico emmesso dai succhiatoj, e sottratto all’influenza delle affinità esercitate dai circostanti materiali terrestri. Così, gli alimenti introdotti nello stomaco animale, subiscono alterazioni ben diverse da quelle che risulterebbero allorchè fossero introdotti, ed abbandonati a sè, in un recipiente che non fosse lo stomaco d’un animale vivente.

Cessa pertanto d’aver importanza l’opposizione fatta dal Thenard al Liebig, cioè che nelle piante dovrebbesi trovare una quantità di agente conservatore proporzionale alla quantità di acido fosforico assimilato; ed acquista per conseguenza maggior probabilità l’azione supposta dal Liebig alle radici, appunto dall’osservare, nell’organismo vegetale, le piccole quantità di ferro e l’indosabile allumina; e ciò a maggior ragione quando si rifletta alla difficile solubilità del carbonato di ferro, ed alla forse impossibile, o non per anco ben conosciuta formazione d’un carbonato d’allumina (§ 12) — Liebig finalmente non attribuì alle piante un’azione vitale per la quale s’assimilassero materiali solidi allo stato solido, ma bensì materiali solidi solubili nell’acido carbonico disciolto nell’umore emmesso dalle radici.

Egli usò la parola molecola per significare una par-