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inno secondo. | 231 |
Ne’ penetrali della Dea pensosa,
Giovinetti d’Esperia: era più lieta
10Urania un dì, quando le Grazie a lei
Il gran peplo fregiavano.1 Con elle
Qui Galileo2 sedeva a spiar l’astro
Della loro regina; e il disviava
Col notturno romor l’acqua remota,
15Che sotto a’ pioppi delle rive d’Arno
Furtiva e argentea gli volava al guardo.
Qui a lui l’Alba, la Luna e il Sol mostrava,
Gareggiando di tinte, or le severe
Nuvole sull’azzurra alpe sedenti,
20Ora il piano che sfugge alle tirrene
Nereidi, immensa di città e di selve
Scena, e di templi e d’arator beati;
Or cento colli, onde Appennin corona
D’ulivi e d’antri e di marmoree ville
25L’elegante città,3 dove con Flora
Le Grazie han serti e amabile idïoma.4
Date principio, o giovinetti, al rito,
E da’ festoni della sacra soglia
Dilungate i profani.5 Ite, insolenti
30Genj d’Amore, e voi, livida turba
- ↑ 10-11. Urania, Deità dell’Astronomìa e delle scienze geometriche. Descrivesi solitaria e vestita di un manto azzurro. — Platone, che raccomanda di sacrificare sempre alle Grazie, era ispirato dal loro nume a rappresentare le idee astruse con fantasie eleganti e con eloquenza di stile. Pochi fra gli antichi non lo imitarono: bensì pochi lo hanno imitato in Italia. (F.)
- ↑ 12. Galileo, sommo filosofo e scrittore elegante ritiravasi ed attendeva agli studj a Bellosguardo. (F.) – Che ivi abitasse nella villa degli Albizzi fa indubitata fede la seguente iscrizione, dettata da Vincenzo Antinori, e che in essa villa si legge:
A Galileo Galilei – Nelle maraviglio del creato — Luce degli intelletti — Padre della Filosofia sperimentale — Legislatore del moto — Di nuovi mondi – Già per distanza o piccolezza celati - Ritrovatore — Che — In questa villa dal 1617 al 1631 – Di frequente abitando — L’aureò Saggiatore — Dettava - Dell’aniverso per le sue scoperte dilatato — Il sistema illustrava — Ond’ebbe da’ contemporanei cui dava libertà di pensiero — Schiavità di persona Che talora a sollievo dell’operosa mente — La contigua terra lavorò di sua mano — Amerigo degli Albizzi — A venerazione del sommo concittadino — L’anno 1835 — p. q. m. - ↑ 17-25. Firenze e i suoi contorni si presentano alla vista da Bellosguardo quali sono qui rappresentati. (F.) — Ed io ho udito dire dalla Donna gentile, che ella avea visto Ugo sovente vagbeggiarli a lungo dal muro, che da settentrione ad oriente circonda la ripida balza su cui siede la rammentata villa degli Albizzi, ov’egli pure abitava.
- ↑ 26. Allude a’ fiori ed all’atticismo di Firenze. (F.)
- ↑ 29-34. Esclude la lascivia, la maldicenza e l’adulazione, come contrario alle Grazie. (F.) El è profondamente vero ed arguto il concetto dell’ultimo verso Istrumenti principalissimi
che con danno delle Arti belle e delle Lettere; e raccomanda l’amenità dello stile nelle materie astruse. (F.)