Pagina:Foscolo - La chioma di Berenice, 1803.djvu/73


67


Callimaco, siì onorato da’ letterati dell’aurea latinità1 e degno spesso della imitazione di Virgilio2. Del poemetto, a cui s’hanno a riferire questi principi, appena abbiamo pochi avanzi rosi dagli anni: ma la traduzione di Catullo ci serba un alto monumento di quel poeta. Considerandolo, si troverà pieno di quel mirabile richiesto alla poesia, perché è fondato su la religione degli egizi e sull’autorità di un astronomo illustre. Questo mirabile non è, come gl’incantamenti de’ romanzieri, vòto di effetto; ma fa più salde le fondamenta dello Stato, convalidando l’opinione popolare, che una delle madri de’ regnanti sia diva compagna di Venere3. Dalla metamorfosi della Chioma trae campo per istituire un novello culto, celebrato dalle vergini vereconde e dalle spose pudiche4. Troppo ho

  1. Catullo, carm. lxiv, verso 16; Orazio, lib. ii, epist. ii, verso 99; Properzio, lib. ii, eleg. xxiv, verso 31; Id., lib. iii, eleg. i; Id., ibid., eleg. vii, verso 43; Ovid., Amorum, lib. I, eleg. xv, verso 13; Remed. amor., verso 759; Tristium, lib. II, verso 363; In Ibim, verso 53; la quale poesia imprecativa Ovidio imitò da Callimaco.
  2. Paragona il principio dell’Inno ad Apollo col verso 90 e seguenti dell’Eneide, lib. iii, e col verso 253 e sg., lib. vi. Inno in Diana, verso 56 e sg. con l’Eneide, lib. viii, verso 415. Altre imitazioni vi saranno ch’io non so, e molte più forse ve n’era da’tanti libri perduti di Callimaco.
  3. Considerazioni al verso 54 (Considerazione IX).
  4. Id. al verso 79 (Considerazione XIII )