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ad incantesimi e macchine d’altre religioni, e sotto nomi diversi rappresentare le fantasie greche e romane. Non v’ha greca tragedia senza il cielo: delle moderne certamente le streghe in Shakespeare, i prestigi nella Semiramide e nel Maometto di Voltaire, l’Atalia di Racine, la fatalità nella Mirra alfieriana, e molto più l’ira divina nel Saulle, grandissima fra le tragedie, ci percotono più di quelle che hanno per soggetto memorandi casi e passioni scevre di religione.

VI. Ma quale delle religioni reca uso stabile e continuato nella poesia? La greca; perché ha che fare con tutte le passioni e le azioni, con tutti gli enti e gli aspetti del mondo abitato dall’uomo. Testimonio il perpetuo consentimento di tutte le moderne letterature, le quali dal diradamento della barbarie hanno richiamati gli dèi di Virgilio e di Omero. Lucrezio, che appositamente persuadeva la materialità dell’anima e la impassibilità degl’iddii, invoca sua musa la natura1, ma idoleggiandola con le sembianze, le tradizioni e le passioni di Venere; e, mentre pur vuole

  1. Aeneadum genetrix ..., sino al verso 41.