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teologi dell’antichità: da queste Deità universali nasce Saturno (Κρόνος il Tempo), Giove, Latona, Febo, Diana, ec. Volgasi l’ordine e si troverà Diana, Giove, Saturno, ecc., sino alla idea universale e la filosofica del Caos: il quale ordine ci condurrà alla progressione della storia umana, cacciatori, principi-sacerdoti, sacerdoti, apoteosi, poeti-teologi, filosofi. Onde non è meraviglia che il dio cacciatore, quantunque dotato d’infiniti attributi, tutti provenienti dalle prime idee del genere umano, sia poi divenuto ultimo nella teogonia del cielo. Ed ora è Diana nutrice di tutte le cose, ora è appena figliuola di Giove cultrice delle montagne. Ma drittamente videro gli antichi greci i quali col nome promiscuo di θεός Dio, chiamarono gli Dei e le Dee, il che s’è notato con esempj a pag. 77. Anzi Servio (Eneid. ii, 632) cita un sitnolacro di Venere barbata, col corpo e veste femminea, con natura e scettro virile.
L’attributo di perpetua virginità tutto proprio di Diana discende dagli antichissimi matrimonj dello stato selvaggio e geloso. S’è detto a pag. 137, che vergine suona sposa giovine. Così casta suona fedele: onde Catullo nel nostro poemetto (v. 83): Casto petitis quae jura cubili; e nell’epistola ad Ortalo da noi tradotta (v. 20) chiama casto il grembo della donzella che medita furti amorosi. Così dunque s’hanno ad intendere gli attributi di castità e di virginità cantati alla diva. Nell’inno a Venere, attribuito ad Omero (v. 16), cantasi che l’amorosa Dea non domò Diana col riso e con gli scherzi; e quel passo va interpretato col costume de’ matrimoni primitivi.
Gli Assirj e gli Egizj, antichissimi popoli, adoravano Diana o la Luna, poiché Semiramide nella medaglia degli Ascaloniti riportata dal Noris (Epoche de’ siromacedoni, dissert. v, cap. 4), è figurata con la luna crescente