Di molt’acque sii tu contro i nemici
Del popol tuo; ma a chi soccorso implora
Sii dolce, placidissimo, qual aura 405Che lusinga l’erbetta e la solleva.
Così visse Tremmòr, Tràttal fu tale 14,
Tal è Fingallo. Il braccio mio fu sempre
Schermo degl’infelici, e dietro al lampo
Della mia spada essi posàr securi. 410Oscarre, io era giovinetto appunto
Qual se’ tu ora, quando a me sen venne
Faïnasilla, la vezzosa figlia
Del re di Cracan 1, vivida soave
Luce d’amore; io ritornava allora 415Dalla piaggia di Cona; avea con meco
Pochi de’ miei. Di bianche vele un legno
Da lungi apparve, che movea sull’onde
Come nebbia sul nembo. Avvicinossi,
La bella comparì. Salìa, scendea 420Il bianco petto a scosse di sospiri,
E le strisciavan lagrimose stille
La vermiglietta guancia. E qual tristezza
Alberga in sì bel sen, placido io dissi,
O figlia di beltà? poss’io qual sono 425Giovine ancor farmi tuo schermo e scudo
Donna del mar? non ho invincibil brando,
Ma cor che non vacilla. A te men volo,
Sospirando rispose, o prence eccelso
Di valorosi, a te men volo, o sire 430Delle conche ospitali, alto sostegno
Della debile destra. Il re di Craca
Me vagheggiava qual vivace raggio
Della sua stirpe, ed echeggiar sovente
Le colline di Cromala s’udiro 435Ai sospiri d’amor per l’infelice
Faïnasilla. Il regnator di Soran 2
Bella mi vide, e n’arse: ha spada al fianco
Qual folgore del ciel; ma torvo ha’l ciglio,
E tempesta nel cor; da lui men fuggo 440Sopra il rotante mar: costui m’insegue.
Statti dietro al mio scudo n 3, e posa in pace
Raggio amoroso; fuggirà di Sora
Il fosco re, se di Fingallo il braccio
Rassomiglia al suo cor: potrei celarti
↑E’ probabile che questa Craca fosse una dell’isole di Setlaad. Nel sesto canto avvi una storia intorno la figlia del re di Craca.