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canto secondo. 41

285La sconfitta de’ suoi, vedela, e freme
D’Erina il condottier: trafisse il petto
A un fier nemico, indi a Conàl si volse.
— O Conallo, esclamò, tu m’addestrasti
Questo braccio di morte: or che farassi?
290Ancor ch’Erina sia fugata o spenta,
Non pugnerem perciò? Sì, sì, tu vanne,
Carilo, e i sparsi fuggitivi avanzi
Di nostre schiere là raccogli, e guida
Dietro quell’erto cespuglioso colle.
295Noi stiam fermi quai scogli, e sostenendo
L’impeto di Loclin, de’ fidi amici
La fuga assicuriam. Balza Conallo
Sopra il carro di luce: i due campioni
Stendono i larghi tenebrosi scudi,
300Come la figlia dei stellati cieli
Lenta talor move per l’aere, e intorno
Di fosco cerchio s’incorona e tinge.
Palpitante, anelante e spuma e sangue
Spruzza Sifadda, e Duronallo a cerchio
305Volvesi alteramente, e calca e strazia
Nemici corpi: quei serrati e folti
Tempestano gli eroi, quai sconvolte onde
Sconcia balena d’espugnar fan prova.
     Di Cromla intanto sul ciglion petroso
310Si ritrassero alfine i pochi e mesti
Figli d’Erina, somiglianti a un bosco,
Cui strisciando lambì rapida fiamma,
Spinta dai venti in tempestosa notte.
Dietro una quercia Cucullin si pose
315Taciturno, pensoso: il torbid’occhio
Gira agli astanti amici. Ecco venirne
Maràn del mare esplorator: — Le navi,
Le navi, egli gridò; Fingal, Fingallo 11,
Il Sol dei duci, il domator d’eroi,
320Ei viene, ei vien: spumano i flutti innanzi
Le nere prue; le sue velate antenne
Sembran boschi tra nubi. — O venti, o voi
Venti, soggiunse Cucullin, che uscite
Dall’isoletta dell’amabil nebbia,
325Spirate tutte favorevoli aure,
Secondate il guerrier: vientene, amico,
Alla morte di mille, amico, ah vieni!
Nubi dell’orïente a questo spirto
Son le tue vele, e l’aspettate navi
330Luce del cielo, e tu mi sei tu stesso,
Come colonna d’improvviso foco
Rischiaratrice della notte oscura.
O mio Conàl! quanto graditi e cari