ragionando e cavazzando insieme, come fanno e’ lor pari, ultimamente volle cavazzare con Domenedio come aveva fatto co’ compagni. E levando gli occhi in alto, disse contra Dio in boce grandissima quanto del capo1 gli escì, cioè; credevimi giognere Domenedio, non mi giognesti! E detta questa parola, senza nessuno indugio ne disse un’altra più pianamante, ciò fu: oimè che m’hai pur gionto, ch’io mi sento el grosso!
mi sento el grosso2 E cosi andandosene a la casa, innanzi ch’egli vi giognesse, fu aitato a portare a braccia: e poi assai gattivamente s’acconciò dell’anima sua: e doppo la sua morte, e’ suoi figliuoli in men d’un anno vennero nell’ultima povertà. E però tu che vivi a capo cervio, el quale non ti pare avere nè ciel sopra capo, nè terra sotto e’ piei, credimi che Dio ti giognarà, a otta che tu nol tel pensarai, e quando ti parrà meglio stare: e converratti veniré dinanzi al suo giudicio, et ine ricevarai
- ↑ I cantanti dicono voce di capo, quella che si fa spingendo l’aria verso le fosse nasali posteriori e il velo del palato, e ritenendola alquanto. Allora essa diviene vibrata e alquanto nasale, e se è esagerata un poco, conviene moltissimo a un tuono d’ironia e di scherno.
- ↑ Vedi lo Spoglio.
Grosso.