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che si veda piuttosto che leggasi, come dell’assempro di Marino, che in realtà fu dipinto? (V. Assempro 25.) Formasi la scena da due diavoli vestiti da frate, che traggono fuori una borsa di fiorini, con una espressione di sarcasmo e d’ipocrisia da esprimere assai il carattere di quel che erano e di quel che figuravano essere. E certo che fra Filippo intese fare una assai acerba allusione. E il Notajo con in volto l’angoscie del suo essere di dannato, che sta per rogare lo strumento infernale, e la moglie che usola all’uscio spaventata di quel che succede, e Marino tapinello incerto in mezzo a tali orrori, e infine S. Giacomo di Galizia, sereno e sicuro nella luce della sua santità. Si può immaginare così alla buona e senza esagerazioni, una così vera e splendida scena?

E in mezzo a tante superstizioni e sogni d’una fantasia malata, il buon frate sa mescolare i tocchi più delicati e più diretti al cuore del lettore. Leggasi l’Assempro 59 e si giudichi se sopra un fondo del tutto comico, si poteva meglio cavare lacrime di tenerezza come egli ha fatto!

Se poi il lettore vorrà leggere oltre la