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mente quanto io udisse o vedesse mai persona, e cosi colcandosi la sera obbriaco senza fare altro acconcime de la sua anima misera, la mattina fu trovato morto. Et anco seppi di certo che poi doppo poco tempo peggio intervenne al suo compagno che andò co’ lui a quella giovana invasata. De le sopradette cose tanto ne fui certo quanto fu più possibile.


Come uno che si rallegrava de la morte d’un suo nemico morì subbitamente.

CAP. 43.°


Un gentiluomo de la città d’Arezzo, essendo infermo a una sua tenuta, un’altro suo consorto e parente, sentendo ch’egli era infermo l’andò a visitare. Et andando riscontrò quasi a mezza via un lor nemico, unde egli l’uccise a ghiado; e giognendo poi a casa di questo ’nfermo suo consorto, el confortò e dimandollo com’egli stesse. Allora lo ’nfermo rispose e disse, che gli pareva star bene è parevagli essere quasi guarito. Allora disse ’l sano, vuogli ti dica buone novelle? Rispose lo ’nfermo: sì anco ten prego. Allora disse ’l sano, quando io venivo qui per visitarti, riscon-