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insolite, ed altrove inreperte; che se non saranno tutte (moltissime però sì) affatto utili ad arricchir la lingua, lo saranno a rischiararne per la lor parte la storia. E su questo io mi sono un po’ fissato: mi rassegno però al giudizio di chi sa.1

Che l’evidenza, la semplicità, ed il colorito vivo e vero sieno pregi del nostro scrittore, ognuno potrà giudicarlo a leggere. La donna lisciata dal diavolo, ove a sì brevi e risentiti tocchi, e con sì dritto filo conduce il racconto, non è inferiore ad alcuna delle più graziose novelle dell’italiana letteratura. E di quale racconto si può dire

  1. Intendo dire dei proverbi e degli strani vocaboli, e di quelli dei quali non ho saputo trovare origine che nei Trovatori. Io credo che non dai Trovatori ne vengano, ma che a comune con loro fossero nella nostra lingua, e che rimanessero nel popolo assai lungamente. Ma di questa comunanza non è da parlare ora. Bisogna ancora notare che gli Assempri di fra Filippo hanno una originalità incontrastabile. Solo l’Assempro 5 ha qualche somiglianza all’esempio di Grigorio nel Cavalca, e il 61 ne somiglia uno del Passavanti. Del resto questa originalità gli viene dall’avere Egli raccontato sempre fatti contemporanei, attinti dalla viva voce degli uomini, o da racconti di vecchi molto vicini ai fatti accaduti.