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Unde facendosi forza et assicurandosi come potè si ’l dimandò e disse. Non se’ tu ser Giontino? Egli disse di sì. Allora disse Marino, or che fate voi qui? Egli rispose: io so’ el notaio dello ’nferno che so’ venuto a rogare la carta che tu vuogli fare a costoro, sicchè se tu ’l vuogli ch’io la roghi ora ’l dì. Allo’ Marino disse ch’era contento, et anco quegli falsi religiosi gli dissero ch’egli la rogasse. Sicchè ’l notaio prese la carta e ’l calamaio e pose la penna en su’ la carta per escrivare. E posta la penna en su’ la carta la teneva ferma e non la mutava. Allora que gli falsi religiosi gli dissero: che non scrivi? E ’l notaio levò ’l capo e disse: io non posso che cotestui non vuole. E subbito visibilmente apparbe ine el glorioso Appostolo Misser Santo Iacomo di Galizia e prese el detto Marino per la mano e disse. Non temere figliuol mio ch’io t’aitarò: tu sai che tu ti botasti d’andare a la mia casa et imperò attiene in prima a me el boto che tu mi facesti e poi fa ciò che ti piace. E dette queste parole ogni cosa disparve. Allora el detto Marino, con molta contrizione e con molto pianto, andò al luogo di Santo Augustino e fecesi dimandare un venerabile maestro che v’era, el qual era aretino et aveva nome Maestro Pietro e da lui si confessò